Archivio dei tag covid-19

Cos’è il Green Pass, o Certificato Verde e come si richiede: Scopri cos’è il Green Pass, il certificato sanitario che permetterà gli spostamenti in Europa

L’Unione Europea e gli Stati membri sono al lavoro sul Green Pass, un certificato digitale di tipo sanitario con il quale le persone vaccinate contro il Covid-19 possono viaggiare senza restrizioni. Anche l’Italia sta mettendo a punto un pass verde nazionale, in attesa dell’entrata in vigore del nuovo modello UE unificato, come del resto stanno facendo altri Paesi come la Grecia e la Spagna. Ecco tutto quello che bisogna sapere sul Green Pass Covid, per capire come funziona, in che modo richiederlo e qual è la situazione in Europa.

Green Pass: cos’è e come funziona

Il Green Pass o Certificato Verde è un passaporto sanitario legato al SARS-CoV-2, un documento digitale e/o cartaceo con il quale è possibile viaggiare liberamente, sia all’interno dei confini nazionali sia in altri Paesi. Non si tratta di una novità assoluta, infatti nel mondo ci sono diversi Stati che utilizzano da tempo questo sistema, ad esempio per consentire l’ingresso soltanto alle persone vaccinate contro la febbre gialla. Questo strumento, infatti, aiuta nel contenimento delle pandemie, per limitare la diffusione di alcuni virus pericolosi.

All’interno del Green Pass europeo sono contenute una serie di informazioni sanitarie, affinché ogni persona sia in grado di provare le seguenti condizioni:

  • essere stato vaccinato contro il Covid-19;
  • aver ottenuto un risultato negativo dopo il test;
  • essere completamente guariti dopo il contagio dal SARS-CoV-2.

Ognuna di queste tre opzioni viene considerata idonea per viaggiare con il certificato verde senza limitazioni in tutti i Paesi dell’UE, perciò basta mostrare il Green Pass in caso di controlli di sicurezza per spostarsi anche per motivi di turismo. Il Green Pass è un documento gratuito, quindi non bisogna pagare nulla per la sua emissione, può essere in formato digitale e/o cartaceo ed è un certificato sicuro e protetto per garantire la privacy dei cittadini europei. Inoltre, deve essere disponibile sia nella propria lingua nazionale che in inglese, dotato anche di un codice QR per la scansione rapida delle informazioni attraverso appositi lettori o la fotocamera dello smartphone.

Il Green Pass Covid serve soprattutto per sostenere il turismo, un settore che sta attraversando una crisi durissima a causa delle restrizioni agli spostamenti introdotte con la pandemia di Coronavirus da marzo 2020. In questo modo viene consentito di viaggiare alle persone che hanno già avuto il virus e sono guarite, a chi dimostra di non essere positivo con un tampone dall’esito negativo, oppure a un numero in forte crescita di persone vaccinate. D’altronde, il comparto turistico è fondamentale per l’economia di molti Paesi, considerando il giro d’affari totale generato da tutto l’indotto, perciò è indispensabile rilanciare al più presto questo settore.

Il Green Pass in Italia: caratteristiche e quando arriva

In attesa del Certificato Verde digitale europeo, in arrivo entro giugno secondo le indicazioni della Commissione Europea, ogni Paese sta iniziano ad offrire la versione nazionale del passaporto vaccinale, più o meno allineato con il modello UE di riferimento a seconda dei casi. Il Green Pass in Italia sarà ispirato a quello comunitario, tuttavia sarà proposto innanzitutto in formato cartaceo per accelerare il processo, per poi allinearsi al pass digitale europeo non appena sarà pronta la nuova piattaforma UE, i cui test dovrebbero cominciare il 10 maggio.

Il pass verde nazionale è stato previsto con il decreto riaperture, in attesa delle indicazioni ufficiali del Ministero della Salute. Il documento avrà una durata di 6 mesi per chi è guarito dal Covid-19 o è stato vaccinato, terminando l’intero ciclo previsto per il tipo specifico di vaccino, mentre per chi ha effettuato il test rapido o molecolare la validità è di 48 ore dalla data del test. Con il Green Pass italiano è possibile spostarsi sul territorio nazionale, anche nelle zone arancioni e rosse, oppure viaggiare all’estero nei Paesi che riconoscono il pass nazionale.

Al momento è in vigore lo stato d’emergenza fino al 31 luglio 2021, con la possibilità di spostarsi all’interno delle zone gialle e arancioni per motivi di lavoro, di salute, oppure per trovare parenti e amici fino a un massimo di 4 persone, mentre nelle zone rosse non è possibile recarsi presso abitazioni private. Con il pass verde è invece consentita la libera circolazione, oltre ai motivi convenzionali per gli spostamenti in zona rossa e arancione. Tuttavia devono essere seguite le norme previste per la sicurezza sanitaria, tra cui indossare la mascherina e rispettare il distanziamento fisico, anche da parte delle persone in possesso del certificato verde.

Attualmente è in vigore l’obbligo di quarantena per chi rientra in Italia, con la proroga fino al 15 maggio prevista con l’ultima ordinanza firmata dal ministro della Salute Roberto Speranza. Questa misura non sarà rinnovata, quindi da metà maggio non sarà più necessaria la quarantena per gli italiani e i turisti stranieri che entrano nel nostro Paese, purché in possesso di un Green Pass riconosciuto. Al momento dovrebbero essere accettati i certificati vaccinali realizzati sul modello europeo, compresi quelli degli Stati Uniti e di Israele, considerati Paesi sicuri a fronte dello stato avanzato della campagna di vaccinazione.

Green Pass: come richiederlo e quali informazioni contiene

Il pass vaccinale nazionale si può richiedere in diverse modalità a seconda del tipo di certificazione, con procedimenti differenti previsti per il certificato verde per la vaccinazione, la guarigione dal SARS-CoV-2 e il test negativo.

Pass verde per vaccinazione contro il Covid-19

Tutte le persone protette dal Covid-19, ovvero che hanno concluso il ciclo di vaccinazione previsto in base al tipo di vaccino (AstraZeneca, Moderna, Pfizer-BioNTech, Johnson&Johnson), possono richiedere il certificato verde al termine del processo di immunizzazione. Le informazioni sono inserite automaticamente nel fascicolo sanitario elettronico, uno strumento digitale gestito dalle Regioni nel quale sono contenuti tutti i principali dati sanitari di ogni cittadino italiano. Chi lo desidera può richiedere alla struttura sanitaria che ha somministrato il vaccino il rilascio di un apposito documento, un attestato con il quale provare l’immunizzazione.

Nel certificato verde per vaccinazione devono essere riportate una serie di informazioni, tra cui il proprio nome e cognome, la data di nascita, l’indicazione che il trattamento è stato realizzato per il SARS-CoV-2 e i dettagli sul vaccino utilizzato. In particolare, deve essere specificato il tipo di vaccino somministrato, i riferimenti dell’azienda che ha prodotto e immesso il vaccino sul mercato e il numero di dosi da effettuare. Dopodiché, è necessario che il certificato mostri che le dose previste sono state realizzate, la data dell’ultima somministrazione, il Paese in cui è stata fatta la vaccinazione e le informazioni sulla struttura presso la quale è stato effettuato il vaccino.

Pass verde per guarigione dopo contagio da Covid-19

La seconda opzione per ottenere il certificato verde è la guarigione dopo il contagio da Covid-19, infatti secondo le autorità sanitarie una persona viene considerata non a rischio per i sei mesi successi. In questo caso, in assenza di ricovero ospedaliero il Green Pass deve essere richiesto presso il proprio medico di famiglia, oppure dal pediatra per i bambini, altrimenti bisogna rivolgersi alla struttura ospedaliera. Ovviamente è necessario realizzare eventuali test per il SARS-CoV-2 se richiesto, inoltre in caso di esito positivo durante i sei mesi di validità il pass nazionale decade immediatamente.

Il certificato verde per la guarigione dal Covid-19 deve contenere alcune informazioni indispensabili, come il proprio nome e cognome, lo Stato europeo di residenza o quello in cui è stata rilevata la guarigione. Inoltre deve indicare la data in cui è stata individuata la positività al virus, il tipo di test utilizzato e i dati inerenti il successivo esame di controllo con esito negativo. Questo pass deve mostrare tra le informazioni anche qual è la struttura o il professionista sanitario che ha certificato la guarigione del paziente, la validità del certificato e un numero identificativo del Green Pass.

Pass verde per test con esito negativo

La terza soluzione prevista dalle norme è la richiesta di un Green Pass in caso di esito negativo dopo un test molecolare o antigenico rapido, mentre non sono ammessi per il momento i test sierologici. Questa modalità ha una durata limitata di appena 48 ore, infatti viene utilizzata, per gli spostamenti nazionali e internazionali laddove consentiti, dalle persone che non sono state contagiate dal SARS-CoV-2 e non hanno ancora ricevuto il vaccino. Il rilascio avviene da parte della struttura che effettua il test, con la possibilità di rivolgersi sia a quelle pubbliche sia a quelle private, comprese le farmacie, i pediatri e i medici di famiglia.

Anche nel pass per test anti-Covid-19 negativo devono essere presenti delle informazioni specifiche, tra cui i propri dati anagrafici, l’indicazione che l’esame è stato effettuato per il SARS-CoV-2, il tipo di test realizzato e l’azienda che lo ha prodotto. Inoltre devono essere riportati i dati della struttura presso la quale è stato realizzato il test e dell’impresa che ha elaborato i risultati, con la data e l’ora in cui sono avvenute queste operazioni. Per viaggiare all’estero, laddove permesso, è indispensabile che questo certificato sia rilasciato in inglese, altrimenti alcuni Paesi consentono di fare il test in loco ma è necessario osservare un periodo di quarantena in attesa del risultato.

Segurazo (SAntivirus): il finto antivirus che sta invadendo i PC in questi mesi

Un software indesiderato e invasivo che sta procurando diversi grattacapi a molti clienti

Negli ultimi mesi molti clienti hanno segnalato problemi riconducibili a Segurazo (anche conosciuto come SAntivirus), un software che si "infiltra" nei computer apparendo all'improvviso e segnalando all'utente problemi nel sistema operativo e/o infestazioni da malware.

Ci si trova, quindi, con un software non soltanto installato "a propria insaputa”, ma anche particolarmente ostico da rimuovere, in quanto continua a ripresentarsi anche dopo che la normale disinstallazione sembra essere andata a buon fine.

La diffusione di Segurazo è molto ampia, al punto che diversi produttori e software house, come Lenovo e Microsoft, molti forum come ad esempio Tom’s Hardware e l’immancabile Salvatore Aranzulla vi hanno dedicato particolare attenzione.

Anche la CFPS ha voluto approfondire l’argomento, cercando in rete informazioni e chiarimenti per capire di che tipo di minaccia si stia parlando e fare un po’ di chiarezza.

Cos’è Segurazo (SAntivirus)

Segurazo è classificato come PUP – acronimo che sta per Potentially Unwanted Program, ovvero Programma Potenzialmente Indesiderato – e viene ingannevolmente promosso come tool antivirus in grado di proteggere il computer, i dati degli utenti e le password rimuovendo inoltre file spazzatura e malware.

In realtà, sembra non fare nulla di tutto questo. Secondo gli esperti di sicurezza informatica, Segurazo agisce come un ottimizzatore di sistema che utilizza ed espone risultati falsi positivi e che lanciando continui segnali di allarme spinge l’utente a cercare soluzioni a pagamento per rimuovere tali minacce.

Come se non bastasse, Segurazo aumenta il rischio di essere infettati da altre applicazioni ingannevoli che appariranno dal nulla, in quanto reindirizza gli utenti verso altri siti web dove vengono diffusi software pericolosi promossi a loro volta come legittimi tool di sicurezza, ottimizzazione e disinstallazione, con il rischio di infettare esponenzialmente il PC con ulteriori applicazioni indesiderate.

Gli utenti più esperti non avranno problemi a riconoscere quella che, di fatto, è un vero e proprio tentativo di frode. Tuttavia, soprattutto in questo periodo di lockdown dovuto all’emergenza Covid-19, sono costantemente connesse molte più persone, tra cui minori, anziani o semplicemente utenti meno smaliziati che sono quindi più propensi a cadere in questo tipo di tranello.

Come si diffonde Segurazo e come infetta i PC

È facile infettare il proprio PC o dispositivo mobile con PUP e PUA (Potentially Undesidered Application) navigando su siti non sicuri, che in genere promettono di offrire particolari vantaggi gratuitamente, come i siti di video streaming, o acquisti con sconti incredibili – ad esempio i famosi Ray-Ban scontatissimi o l’iPhone gratis – o in cui sarebbe possibile eseguire il download gratuito di file o software solitamente a pagamento.

Insomma, cose non propriamente legali.

Gli utenti in genere scaricano e/o installano programmi e applicazioni indesiderate attraverso configurazioni di altri software, soprattutto freeware, cioè a licenza gratuita (ricordi le famose barre di ricerca dai nomi improbabili che si agganciavano al browser nei primi anni 2000 quando installavi qualche software scaricato dai siti specializzati in risorse gratuite?).

Chi sviluppa questo tipo di programmi inserisce nel pacchetto del freeware una serie di altre applicazioni, presentandole come offerte extra. L’utente non viene quasi mai avvertito di questi download aggiuntivi, o quanto meno viene avvisato in maniera poco chiara.

Le opzioni di installazione nascondono i PUP e se gli utenti saltano alcuni passaggi (es. lasciare l’opzione Installazione Veloce o Consigliata invece di scegliere quella Personalizzata) tutti questi simpatici “extra”  vengono automaticamente installati nel PC.

In altri casi, PUP e PUA vengono scaricati/installati quando l’utente clicca su annunci spesso discutibili (es. l’iPhone gratis di cui sopra) o pop-up del tipo

“ATTENZIONE! IL TUO PC È STATO INFETTATO! CLICCA SUBITO QUI PRIMA CHE TUTTI I TUOI DATI VENGANO VENDUTI E CHE TI ARRIVI UNA MULTA DAL MINISTERO DELL’INFORMATICA!!!”

o simili, sempre con toni molto allarmistici e addirittura replicando loghi di polizia Postale, Ministero degli Interni ecc.

Questi annunci/pop-up eseguono script che avviano il download o persino il processo di installazione di uno o più PUA.

Per farla breve, installazioni e download involontari sono quasi sempre conseguenza di comportamenti negligenti o imprudenti.

Come si manifesta Segurazo

Secondo la maggior parte dei report su questa applicazione, il programma si manifesta dopo un download sospetto oppure compare dal nulla al successivo avvio del PC.

A quel punto, inizieranno a comparire pop-up di che mostrano i risultati di una scansione che rileva malware, annunci pubblicitari indesiderati, spesso del tipo “Enlarge your penis” et similia – a loro volta generati da adware installati insieme a Segurazo – e altri annunci pubblicitari che promuovono software o tool per risolvere il problema.

L’utente rischia quindi di trovarsi in un circolo vizioso in cui ogni soluzione accettata finirà per infettare ulteriormente il PC con altri programmi e applicazioni indesiderate.

Come evitare Segurazo

Per evitare l’installazione di tool ingannevoli come Segurazo e altri malware, dovreste:

  • prestare attenzione quando cliccate su link sospetti (o evitare proprio di farlo);
  • se accetti di eseguire una installazione, scegliere sempre l’opzione Avanzata o Personalizzata;
  • leggere la guida di installazione e prestare attenzione ai vari passaggi, ad esempio dove vi viene chiesto di spuntare una qualche casella o scegliere tra diverse opzioni;
  • fare attenzione alla EULA o alla Politica sulla Privacy che sito web da cui scaricate DEVE avere ben visibile;
  • scaricare programmi solo da siti web ufficiali o da fonti affidabili. A tale riguardo, ricordiamo che downloader / installatori di software di terze parti, reti peer-to-peer come eMule, client torrent, varie pagine ombreggiate ecc. non possono essere considerati affidabili.

Come liberarsi di Segurazo (SAntivirus)?

Purtroppo le soluzioni proposte online sono molte e non sempre efficaci.

Molti clienti con una semplice disinstallazione del software risolvono, ma in rete sono molti coloro che segnalano talvolta l’inefficacia.

Il consiglio migliore, se ad un primo intervento di buon senso non dovessero seguire risultati, è sempre quello di rivolgersi al proprio consulente informatico di fiducia per una risoluzione efficace e sicura.