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Windows 11: potrebbe essere rilasciato il 20 ottobre

L'indizio postato su Twitter, ufficialità a breve

Da Microsoft arriva un forte indizio sulla data di rilascio di Windows 11, il nuovo sistema operativo per computer. Il gruppo ha infatti pubblicato un tweet che mostra semplicemente la schermata iniziale del sistema, con un particolare che non è sfuggito a molti, in modo particolare al sito Betanews.

Si vede infatti, in basso sulla barra delle applicazioni, un orario e una data ben precisi.

Le icone riportano infatti il 20 ottobre alle ore 11:11. Difficile si tratti di una casualità, visto che già nei mesi scorsi Microsoft ha utilizzato il particolare numero per riferirsi al prossimo OS. E poi, perché indicare proprio il 20 ottobre e non un qualsiasi giorno di agosto? Secondo quanto affermato da Zac Bowden di Windows Central, Microsoft potrebbe annunciare la data di rilascio entro un paio di settimane. Il colosso di Redmond aveva già dichiarato che Windows 11 sarà rilasciato in tempo per le festività natalizie, senza però fornire un riferimento temporale specifico. Windows 11 è disponibile per i beta tester da un paio di mesi e, sebbene il sistema operativo sembri stabile, manca ancora di diverse funzionalità chiave annunciate in anteprima. Tra queste, il supporto per le app Android, una delle funzioni più richieste dagli utenti, svelata a giugno durante l'evento online dedicato.

Tornando ad un antenato di Windows 11, in questi giorni Microsoft ha pubblicato in Giappone la Windows XP 20th Anniversary Edition, un pacchetto celebrativo del ventennale dello storico sistema operativo. Al suo interno, cd commemorativi delle edizioni precedenti, privi dell'OS, e altre chicche da collezione, come francobolli e adesivi.

Windows7: un anno di tempo per cambiare

Dal 14 gennaio 2020 il sistema operativo Microsoft non sarà più supportato. Le soluzioni possibili, dal cambio di pc all'open source

L'ULTIMA patch di Windows 7, l'aggiornamento KB4493132, è in realtà un promemoria: avverte che dal 14 gennaio 2020, il sistema operativo Microsoft non sarà più supportato. Niente aggiornamenti di sicurezza, per capirsi, niente miglioramenti delle varie feature contenute in Win7.

 

"Dopo dieci anni di servizio, il 14 gennaio 2020 sarà l'ultimo giorno in cui Microsoft offrirà gli aggiornamenti di sicurezza per i computer con Windows 7 SP1. Questo update abilita i promemoria in merito al termine del supporto", si legge sulla pagina ufficiale della software house di Redmond.

 

Ma a chi è rivolta? Innanzitutto, chiariamo che riguarda gli utenti consumer, perché le aziende potranno avere supporto mediante il programma Extended Security Updates, fino al 2023, ma ad un prezzo elevato: costerà sempre di più, proprio per invogliare le aziende a investire nel nuovo sistema operativo, Windows 10.

 

A tutt'oggi, Windows 7 è presente sul 33,89% (fonte StatCounter) dei pc Windows in circolazione a livello globale. Per fare un paragone, Windows 10 invece è già presente sul 54,80% dei computer.  In Italia, Windows 7 è ancora presente sul 33% dei pc.

Se per le aziende c'è più tempo per passare ad un nuovo sistema operativo, per l'utente privato, invece ci sono ancora pochi mesi. Che fare quindi, tenendo conto che molti di coloro che usano ancora Windows 7 hanno computer (soprattutto i portatili) "datati" e che potrebbero non essere in grado, per le caratteristiche hardware, di sostenere Windows 10.

 

La soluzione più semplice, immediata e sicura, in particolare per chi ha un laptop, e vuole continuare ad avere un sistema operativo Microsoft è quella di acquistare un nuovo computer. Per i desktop c'è anche la possibilità di aggiornare, in qualche modo, l'hardware (quando è possibile), per garantire che funzionino sotto Windows 10. Ma entrambe le soluzioni hanno un costo, spesso non indifferente. Se si sceglie di passare ad un nuovo computer, forse vale la pena di aspettare ancora qualche mese, quando, a ridosso della scadenza di chiusura di Windows 7, probabilmente i produttori faranno offerte convenienti per acquistare un pc più recente e in grado di supportare Windows 10.

Per chi invece non se la sente o non può acquistare un nuovo computer, le strade sono soltanto due. La prima, un po' complessa per chi non ha una certa dimestichezza con l'implementazione di driver e con la gestione a livello software del computer, è quella di installare al posto di Windows 7 un sistema operativo open source come Linux. Attenzione, però, in questo caso bisogna partire da zero, salvando su supporti esterni tutti i dati, scaricando (ma soltanto nelle distribuzioni più spartane) i driver specifici per scheda madre, scheda grafica, porte Usb, connettività wi-fi e Blutooth, nonché - per chi ce l'ha - scheda Sim, oltre a recuperare on line programmi "equivalenti" (ma spesso gratuiti) al software targato Redmond. Bisogna tener presente che è necessario formattare l'hard disk interno, partizionarlo a seconda delle esigenze e poi andare a installare il nuovo sistema operativo 'free'. Un lavoro sicuramente complicato e che richiede molto tempo, pazienza e una certa disponibilità ad adattarsi ad altre interfacce utente, ad altre modalità d'uso degli applicativi.

 

La seconda soluzione, anche questa non sempre indolore (in termini di tempo e di 'lavoro') è quella di installare (o se possibile aggiornare) un sistema operativo successivo a Windows 7. Prima di far questo, però, è opportuno verificare sempre la compatibilità del proprio hardware, verificando che ci siano i driver specifici. Un'attenta lettura dei forum Microsoft e di quelli dei produttori di pc è senz'altro utile, anzi indispensabile.

Il sistema operativo Microsoft più facilmente compatibile con l'hardware su cui gira ora Windows 7 è Win 8.1 (nelle versioni base - ma abbastanza sconsigliata per un'interfaccia non proprio intuitiva - e nella versione "Pro", più simile a Windows 10). Diciamo subito, per chiarezza, che Win 8.1 ha anch'esso una data di scadenza, al pari di Win7, ma è al 10 gennaio del 2023. Windows 10 dovrebbe invece uscire di scena nel 2027.

 

Non aspettatevi però che installare un sistema operativo Microsoft più recente sia del tutto facile, anzi. Verificata la compatibilità hardware, bisogna acquistare il sistema operativo. E qui, c'è già il primo intoppo: Microsoft non lo vende più (parliamo di Win 8.1) e bisogna ricorrere a venditori di terze parti, che, normalmente, offrono il sistema operativo in configurazione OEM. Che vuol dire? Che, bene che vi vada, va installato da zero su un computer, difficilmente è possibile fare un aggiornamento mantenendo i dati e i programmi applicativi. Quindi, anche in questo caso bisogna munirsi di pazienza, salvare tutti i dati, avere le licenze originali del software installato sul pc e partire dall'inizio. Il vantaggio è che Win 8.1 normalmente ha già i driver per la maggior parte dei device installati sul computer e che, comunque, durante l'installazione del sistema operativo, provvede a cercare sul web gli aggiornamenti.

 

I costi di un sistema operativo come WIndows 8.1 sono certamente più contenuti che acquistare un nuovo computer: dai 50 (Pc consumer) ai 260 euro per le versioni 'workstation'.

Il suggerimento finale che possiamo dare, comunque, è questo: rivolgersi sempre ad un centro assistenza, affidando a loro - certo, tutto ha un prezzo - anche il recupero dei dati e dei programmi regolarmente installati sul pc. E' anche l'occasione per vedere se è possibile effettuare qualche upgrade non costosissimo dell'hardware, come passare da un hard disk tradizionale ad un SSD (Solid State memory), o a incrementare la memoria Ram (che - se l'incremento è possibile - fa sempre bene in un computer). Il vostro Pc ne guadagnerà in velocità e anche in durata (in particolare degli hard disk), dei device installati.

 

Un'ultima considerazione, non meno importante: 'ripartire da zerò con il proprio computer, al netto della complessità dell'operazione, non può che far bene in termini di performance del pc stesso.

Google, ora il browser Chrome blocca le pubblicità “intrusive”

Mountain View ha spiegato il cambiamento come uno sforzo collettivo del settore per liberare internet da spam e pop-up rendendo invece altre tipologie di pubblicità più attraenti per gli utenti. Aziende di ad-blocker sul piede di guerra

NEW YORK - A partire da domani 15 febbraio, il browser Chrome di Google - usato da oltre il 59% degli internauti - bloccherà automaticamente alcuni tipi di pubblicità online con l'obiettivo (dice la controllata di Alphabet) di rendere la navigazione in rete più semplice. Non solo: sui siti che non rispettano le regole definite dalle associazioni di pubblicità, Chrome bloccherà tutta la pubblicità, anche quella di Google. Il gigante di Mountain View ha descritto il cambiamento come uno sforzo collettivo del settore per liberare internet da spam e pop-up rendendo invece altre tipologie di pubblicità più attraenti per gli utenti. Nonostante i buoni propositi, sono in molti a contestare a Google le modalità con cui ha definito gli standard per selezionare le pubblicità da salvare da quelle da scartare. Come riferito dal Wall Street Journal, alcuni sostengono che l'azienda stia semplicemente cercando di salvaguardare i propri interessi convincendo gli inserzionisti a preferire la galassia Google perché meno propensa all'utilizzo di ad blocker. Per Google, la pubblicità è la maggiore fonte di ricavi e lo scorso anno ha generato circa 95 miliardi. Ogni 10 dollari spesi per annunci sul web, 3 vanno al colosso internet.

Sul caso si è espresso anche Gary Reback, un avvocato della Silicon Valley specializzato in antitrust che sul finire degli anni '90 convinse il Dipartimento di giustizia americano a lanciare una causa contro Microsoft (accusato di essere un monopolio e di compiere pratiche anticompetitive in favore del suo sistema operativo e del suo browser). Reback rappresenta una società specializzata negli ad-blocker e che già si è lamentata con le autorità Antitrust europee per il comportamento di Google. Secondo l'avvocato "Google sta utilizzando la sua forte posizione nel mercato dei browser per impedire agli utenti di usare app di parti terze che bloccano le pubblicità che Google vuole per generare profitti". Google dal canto suo ha rispedito l'accusa al mittente negando di avere avuto una pesante influenza e precisando di essere parte di "coalition for better ads", gruppo di inserzionisti, editori e gruppi tech che ha stabilito quali sono le pubblicità più fastidiose per gli utenti e che fanno decidere a questi ultimi di adottare un ad blocker. Una portavoce di Google ha fatto sapere che la società "resta impegnata nel tentativo di migliorare l'esperienza online legata alla pubblicità, lavorando in collaborazione con l'industria pubblicitaria" attraverso la coalizione annunciata alla stampa nel settembre 2016. Stando alle fonti del Wsj, Google è stato il gruppo più influente a determinare le regole del gioco e a capitanare la ricerca per capire quale tipo di pubblicità è considerata fastidiosa dalle persone.

L’ultima patch di sicurezza Windows non fa più avviare i computer AMD: Microsoft sospende gli aggiornamenti: L’aggiornamento di sicurezza per le falle Meltdown e Spectre ha causato altri problemi: l’imbarazzo del colosso di Redmond

Microsoft ha sospeso la distribuzione degli aggiornamenti di sicurezza per le falle Meltdown e Spectre per i processori AMD, dopo la moltitudine di segnalazioni di computer che non si avviavano più in seguito alla patch rilasciata. I forum di supporto Microsoft sono stati presi d’assalto dai reclami dei clienti, e l’azienda, oggi, attraverso una nota sul proprio sito web , ha riconosciuto il problema e comunicato la decisione. 

«Microsoft ha visionato le segnalazioni dei clienti in possesso di dispositivi AMD, che non si avviano più dopo aver installato i recenti aggiornamenti di sicurezza del sistema operativo Windows», affermano da Redmond. «Dopo le dovute verifiche, Microsoft ha determinato che alcuni chipset AMD non sono conformi alla documentazione fornita in precedenza per sviluppare le corrette attenuazioni del sistema operativo Windows per la protezione dalle vulnerabilità del processore, note come Spectre e Meltdown». 

Microsoft ha quindi deciso di impedisce ai computer con processori AMD di ricevere gli aggiornamenti, per evitare che le macchine possano diventare inutilizzabili. Microsoft sta lavorando con AMD per risolvere i problemi, e tornerà a rilasciare gli aggiornamenti per i computer AMD a breve: i clienti, già colpiti dal problema, possono visitare il portale di supporto di Microsoft per poter avviare nuovamente i propri dispositivi

La società americana ha raccolto delle risorse per aiutare gli utenti che hanno visto i loro pc bloccati in seguito all’aggiornamento AMD:  

Microsoft e AMD sembrano in affanno, e questo ennesimo problema ha creato ulteriore imbarazzo per il colosso di Redmond. AMD, dal canto suo, afferma di essere “a conoscenza di una problematica con alcuni processori di vecchia generazioni a seguito dell’installazione di un aggiornamento di sicurezza Microsoft pubblicato nel weekend”. “AMD e Microsoft - si legge in una nota dell’azienda - stanno già lavorando a un nuovo update che risolva il problema e prevedono di distribuirlo a breve agli utenti coinvolti in questa problematica”.